Corte di cassazione - Sezione V penale - Sentenza 22 ottobre-22 novembre 2010 n. 41142
Il padre che compie atti di violenza sulla madre risponde anche del reato di maltrattamento sui figli. I giudici della Cassazione infliggono una condanna esemplare, per violenza verso la convivente e i figli della coppia, a carico di un uomo che davanti ai bambini aggrediva sia verbalmente sia fisicamente la loro mamma. Un comportamento che aveva indotto nel figlio maschio il rifiuto di andare a scuola per paura che durante la sua assenza la madre venisse picchiata senza che lui potesse fare nulla per difenderla, mentre al figlia femmina aveva cominciato a soffrire di bulimia. Gli ermellini respingono la tesi della difesa che negava l'esistenza di un nesso causa-effetto tra la patologia che si era manifestata nella minore e l'atteggiamento violento del padre nei confronti della sua convivente, che doveva considerarsi l'unica destinataria degli scatti d'ira del suo compagno. La Suprema corte respinge la lettura "a compartimenti stagno" fatto su quanto accadeva in famiglia, insistendo invece sullo stato di sofferenza dei figli come causa diretta dei raptus paterni. Gli atteggiamenti vessatori imposti ai bambini - spiega il Collegio - creano inevitabilmente un clima di disagio anche nel caso non siano direttamente rivolti verso i minori che assistono alla violenza. Il reato di maltrattamenti - specificano ancora gli ermellini - si configura non solo in presenza di un comportamento attivo, ma anche quando si mettono in atto delle omissioni come avviene nel genitore che non si cura dell'educazione e dell'assistenza dei propri figli. Nel caso esaminato dalla Corte di Cassazione, il ricorrente era andato addirittura oltre minacciando la madre di ucciderle i figli. Questo in presenza dei bambini.